L’obiettivo e’ quello di dare vita alla prima “Accademia Internazionale delle Arti e dei Mestieri 4.0” Italiana.
La scelta di Caltanissetta, quale sede principale, non è casuale, ma scaturisce dalla presenza di una tra le più antiche Associazioni di diverse “Maestranze” costituite da Artigiani: la “Real Maestranza”.
L’origine della “Real Maestranza” di Caltanissetta risale alla seconda metà del Cinquecento quando Juan de Vega, Viceré di Sicilia, per timore di un’invasione turca dell’isola, decise di istituire le milizie urbane in tutti i centri abitati. In particolare a Caltanissetta, la milizia urbana, venne chiamata a prestare servizio di picchetto d’onore in occasione delle processioni. La scelta era ricaduta sugli artigiani della città in quanto avevano la possibilità economica di acquistare le armi. Quest’ultimi si erano riuniti in drappelli, a seconda dell’appartenenza ad una stessa categoria lavorativa. Il momento più solenne, in cui la milizia era a chiamata a radunarsi, era il momento dell’esposizione “dell’Ostia Consacrata”, che durava 40 ore consecutive e veniva esposta sull’altare della Chiesa Madre. Quando l’Arciprete portava l’Ostensorio sul sagrato per benedire i fedeli, tutti i soldati della milizia rendevano l’onore delle armi e sparavano a salve. Questa antica tradizione si è conservata: il Mercoledì Santo la “Real Maestranza”, con tutti gli artigiani in processione, non più con gli archibugi, ma con le candele, si recano presso la Cattedrale in corteo solenne, preceduta dal loro Capitano, per onorare il Santissimo che viene portato in processione dal Vescovo.
Questa in breve la storia, della “Real Maestranza”, sia dal punto di vista religioso sia da quello delle tradizioni locali e che vede la Processione del Mercoledì Santo far parte dei riti della Settimana Santa di Caltanissetta.
L’Associazione “Real Maestranza” di Caltanissetta fa parte della Rete dell’Associazione Euro-passione ed è capofila nel procedimento per la candidatura del riconoscimento dell’UNESCO, quale patrimonio immateriale e gioca, ancora oggi, un ruolo fondamentale in termini turistici sia a livello nazionale che internazionale.
Dal 2019 fa parte della Rete Europea, che punta al riconoscimento del Consiglio d’Europa dei “Cammini di Passione”.
Da anni l’Associazione Real Maestranza è impegnata in progetti di utilità sociale, puntando l’attenzione sulle fasce deboli della popolazione. Sono stati stipulati dei protocolli d’intesa con l’istituto di Pena Minorile, con la Caritas Diocesana di Caltanissetta con il Rotary Club di Caltanissetta. Il protocollo prevede di trasmettere ai ragazzi della struttura, la cultura del lavoro attraverso dei corsi di formazione nelle botteghe artigiane (panifici e pasticcerie). Per sei mesi i ragazzi, ricevono dei compensi mensili finanziati dalla Caritas Diocesana e dal Rotary, con lo scopo di formare e di fare loro apprendere un mestiere che li gratifica una volta tornati nella vita sociale, per un più facile inserimento nel mondo del lavoro.
Soffermiamoci invece sulle varie Corporazioni e sugli Artigiani che ne fanno parte, che sono la componente più importante.
La Real Maestranza, è formata da 10 corporazioni artigiane (Calzolai, Pellettieri e Tappezzieri; Falegnami ed Ebanisti; Marmisti; Muratori: Pittori e Decoratori, Barbieri, Stagnini e idraulici; Panificatori e Pasticceri; Fabbri Ferrai, Carpentieri e Ferraioli. Queste Corporazioni si sono costituite in Associazione con l’obiettivo di tramandare le Tradizioni.
Di recente l’Associazione della Real Maestranza di Caltanissetta ha firmato un protocollo di intesa con l’Accademia di Belle Arti “Leonardo da Vinci”
Tale Protocollo, prevede la collaborazione in progetti comuni finalizzati a promuovere la crescita culturale, dell’intero territorio regionale attraverso la ricerca artistica contemporanea, che tenga principalmente conto della vera identità storico-artistica del territorio, ma avrà principalmente lo scopo di valorizzare il lavoro e l’occupazione. Anche perché tutti gli Enti partecipanti, hanno le capacità di porsi come importante riferimento culturale del territorio regionale e non solo, per il recupero delle antiche attività artigianali, in via di estinzione, e il rilancio della produzione di artigianato artistico.
Tale collaborazione è incentrata non solo sulla trasmissione dei saperi, dai maestri artigiani agli studenti, ma deve essere capace, allo stesso tempo, di fornire quegli strumenti utili alla crescita ed allo sviluppo dei saperi e delle conoscenze dei giovani.
In genere la parola artigiano, è legata spesso a lavoratori che operano in ambienti che sanno di polveroso. Il lavoro artigiano è legato ad un’idea di passato e questo è un mito da sfatare.
Bisogna anche sfatare il pensiero che l’Artigiano è un uomo, bisogna avvicinare anche le donne a questo tipo di lavoro. Anzi nei lavori artigianali sono moltissime le figure lavorative che possono essere ad appannaggio e più adatte al mondo femminile.
Nel territorio per ragioni di età, sta andando in pensione un’intera generazione di artigiani, spesso titolari di prima o seconda generazione. Si tratta di decine e decine di persone che si sono fatte da sé e che hanno dato un grande contributo all’artigianato d’arte, tradizionale e di servizio. Si tratta di persone splendide, che hanno fatto dell’intelligenza delle mani e del cervello il principale capitale. Sono la massima espressione di “quell’homo faber”, che fin dai tempi delle botteghe rinascimentali ha reso grande e famosa l’Italia.
Certo, in questi anni poco si è fatto per loro, tanto che molti di essi, tartassati da tasse e tributi, dal credito e dalla burocrazia, oggi si tormentano di fronte a un dilemma: che faccio, lascio, vendo o chiudo? Mi arrendo o cerco un successore a cui passare il testimone? C’è qualcuno che mi può aiutare?
In Italia ci sono oltre 1,5 milioni di imprese artigiane, molte delle quali sono gestite dal titolare, spesso da solo o con pochissimi dipendenti. Sappiamo quanto sia difficile fare l’artigiano, quanto sia difficile reggere le turbolenze del mercato e l’esosità delle spese. Sappiamo che molti gettano la spugna, disperdendo così un patrimonio di prodotti, servizi, conoscenze, culture ed esperienze costruite nel tempo.
L’alternativa è quella di coinvolgere le organizzazioni della rappresentanza artigianale e l’Associazione Real Maestranza ne è l’espressione. E’ necessario gestire una staffetta generazionale a favore del lavoro manuale, un grande passaggio del testimone, una mutazione genetica tra artigianato d’arte, tradizionale e digitale, che usa il web e le tecnologie, per rilanciare migliaia di attività.
E’ necessario, inoltre, creare una “Didattica Attrattiva” per tutta la nuova generazione di ragazzi, che vedono nel mix tra saper fare e tecnologie un possibile futuro, molto più roseo di quanto qualsiasi altra professione tradizionale possa loro offrire al momento.
I Maestri Artigiani di bottega, che nell’immaginario vediamo con il grembiule grigio in un ambiente polveroso, ma che posseggono tecnica, maestria e manualità, maturate e tramandatasi nell’arco di centinaia di anni, diventano i libri teorici e principalmente pratici dei giovani, che hanno la passione del lavoro manuale artistico che spesso diventa un desiderio difficile da realizzare per la mancanza di formazione specialistica adeguata. Allora l’immaginazione si trasforma in una visione del vecchio Maestro di bottega, con i capelli bianchi, con intorno tanti giovani entusiasti e attenti attratti da una didattica che solo l’esperienza della sapiente manualità può possedere.
L’artigiano del futuro come sarà? È high tech, narratore e cosmopolita. Usa il web per farsi trovare, vendere e comunicare e le stampanti 3D (insieme a tante altre tecnologie) per creare. Poi si racconta. Mentre il vecchio artigiano custodiva segreti, quello di oggi comunica on e off line, regala expertise con i tutorial, fa laboratori di formazione, si apre alle scuole. Infine, è cittadino del mondo, fortemente inserito nel territorio ma vende anche all’estero e, soprattutto, si fa ispirare dal mondo intero.
Dimentichiamo l’uomo anziano, con grembiule e martello. “Il Maestro di bottega 4.0” è giovane, connesso e molto cool. Ma, soprattutto, ha un lavoro, che gli piace e gli dà da vivere.
Possiede grande abilità che non tutti hanno. La creatività di inventare e realizzare cose nuove, che piacciano alla gente e per cui il popolo del web è pronto a spendere. Ma anche la passione sincera per l’artigianato tradizionale, bagaglio e bene impagabile che in Italia abbiamo la fortuna di avere.
Infine la curiosità nei confronti della tecnologia: da sfruttare in tutti i modi, anche quelli meno evidenti.
Una “Accademia Internazionale dei Mestieri 4.0” che sia il luogo del trasferimento della maestria pratica, manuale e creativa che solo gli artigiani che hanno operato da tanti anni posseggono, e la cui manualità sia perfettamente integrata nei piani di studio di uno degli undici ordinamenti didattici dell’Accademia di Belle Arti, in base alla tipologia della specializzazione, arricchiti da Certificazioni digitali Internazionali dei Multinazionali digitali leader di mercato, che arricchiscono tali piani molto spesso legati a modelli esclusivamente teorici e non in linea a quelle che sono le richieste del mercato del lavoro.
E’ necessaria un’altra strada affinchè queste idee si trasformino in PIL e occupazione: non basta il colpo di genio e una sapiente manualità ma serve la voglia di fare impresa, dare sofisticatezza alle cose, affinare il prodotto ascoltando il consumatore.
Pubblicità, Marketing, gestione dei Social e dei media, Gestione Aziendale e la conoscenza delle lingue diventano necessarie e si integreranno con i saperi e le conoscenze specialistiche.
Oggi imprese di dimensioni più piccole desiderano aprirsi ad un percorso più internazionale. In Italia abbiamo legato molto l’idea di lavoro artigianale a delle politiche di non divulgazione delle tecniche dei manufatti invece il lavoro artigianale può e deve diventare un momento propulsivo di una nuova stagione di internazionalizzazione.
Resta inteso che la qualità dei prodotti rimane comunque per l’artigianato un fattore essenziale di competizione delle imprese artigiane, che punta esclusivamente su questa leva per battere la concorrenza.
Di seguito alcuni dei tanti manufatti degli Artigiani della “Real Maestranza” di Caltanissetta.
Caltanissetta … Dolcissima
Nel 2002, ben 120 pasticceri nisseni, guidati dal Maestro Lillo Defraia, hanno realizzato, nella cornice del contro storico cittadino, un Rollò di 303,30 metri, dal quale sono state ricavate ben 12.000 porzioni, entrando di diritto così nel Guinness World Record come Rollò più grande del mondo.
A Caltanissetta il “Cannolo” da record: e’ lungo 21 metri ed e’ entrato nel Guinness
Hanno collaborato pasticceri di tutta la Sicilia. Utilizzati 600 kg di ricotta e 35 di zucchero. La cialda ha un diametro di ben 18 centimetri. E’ il più lungo del mondo
l cannolo più grande del mondo realizzato a Caltanissetta: ha una lunghezza accertata e certificata di 21,43 metri che polverizza il precedente record registrato nel “Guinness World Records” di 5,75 metri.
La spettacolare “impresa” è stata realizzata ieri pomeriggio in corso Umberto dove, prevedendo la realizzazione di un cannolo record, era stato allestito un tavolo lungo 30 metri. Mèntore di questo primato è stato il maestro pasticciere nisseno Lillo Defraia che è stato collaborato da un gruppo di colleghi arrivati da ogni parte della Sicilia. A dare il loro contributo sono stai anche numerosi pasticcieri locali, per un totale complessivo di 150 persone. Decisivo anche l’apporto di Ristoworld Italia di cui è presidente Marcello Proietto di Silvestro, che ha coordinato tutta la fase preparatoria dell’evento culminato con la realizzazione del record del mondo. Defraia non è nuovo a imprese di questo tipo. Nel 2002, guidò un drappello di colleghi per la realizzazione del “rollò” (altro dolce tipico di Caltanissetta) che fu catalogato come il più lungo del mondo: 303 metri. In quella occasione, per realizzarlo furono necessari 780 kg di ricotta fresca, 3.600 uova, 400 kg di zucchero, 60 kg di farina, 20 kg di cacao, 40 kg di scaglie di cioccolato e 40 kg di marzapane.
Per la realizzazione del cannolo-record (così lungo da renderlo inattaccabile nel tempo) sono stati utilizzati oltre 600 chili di ricotta, 35 chili di zucchero, e poi cannella, gocce di cioccolato e granella di pistacchio. Le cialde (del diametro di 18 centimetri), confezionata sabato in una fornace di Belpasso con circa 200 litri di olio e trasferite con cura a Caltanissetta, erano state confezionate utilizzando 10 tubi in acciaio inox appositamente realizzati. Il tentativo di realizzare il cannolo più grande del mondo era finalizzato anche ad accendere i riflettori sul “Cannolo di Caltanissetta”, prodotto identitario che si propone come unico e aderente alla filosofia della “denominazione comunale di origine”